Le sirene (dal latino tardo sirena - pl.: sirenae; derivato dal greco Σειρήν seirēn - pl.: Σειρῆνες seirēnes) sono delle figure mitologico-religiose greco-roman
LE ORIGINI MITICHE E LETTERARIE :
L'origine letteraria della figura delle sirene è nell'Odissea di Omero dove vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione. Ma Odisseo, consigliato da Circe, la supererà indenne.
Omero non descrisse l'aspetto fisico delle sirene; a tal proposito si è presupposto[2] che ciò sia dovuto alla consapevolezza di Omero che il proprio uditore conoscesse le forme di queste creature grazie ad altri racconti mitici come le avventure di Giasone e degli Argonauti[
Apollonio Rodio riprende quindi la narrazione delle sirene figlie di Acheloo (in altre fonti di Forco[4]) che, come ricorda Károly Kerényi[5], era la divinità fluviale e marina, figlia di Teti e di Oceano[6] ma che Omero[7] pose una volta davanti allo stesso Oceano "origine di tutte le cose".
Libanio, nella Progymnasmata IV, ricorda che Eracle aveva staccato un corno al dio acquatico quando lottò con lui per conquistare l'affascinante Deianira, e dalle gocce di sangue cadute dalle ferite provocate al Dio erano nate le sue figlie, le sirene
LE SIRENE NELLA MODERNITA :
Le Sirene nella modernità sono generalmente indicate come ibridi donna-animale (busto da donna e coda di pesce). Esse sono coloro che cantano negli oceani e ingannano gli uomini, facendoli annegare. Nelle fiabe invece, troviamo esse come pacifiche creature marine abitanti di Atlantide.
Sulla costa della nostra penisola viveva una coppia di giovani innamorati: Rosa e Giuseppe. Giuseppe un giorno non ritornò dalla pesca e Rosa era molto preoccupata; uscì dunque a cercarlo, ma scivolò e cadde in mare.
Ad un tratto udì strane voci: un gruppo di sirene nuotava verso di lei e in un attimo la tramutarono in sirena. Fecero così per gelosia: si erano infatti invaghite del pescatore il quale, pur essendo incuriosito dal loro aspetto ed ammaliato dal loro canto, non poteva certo amarle: nessuna donna era per lui meravigliosa quanto Rosa.
Intanto lei, trasformata in sirena, si sentiva triste ed infelice; il suo nuovo corpo, simile a quello di un pesce dalla vita in giù, non le piaceva affatto e se ne vergognava. Per questa ragione, le altre sirene la canzonavano continuamente, facendola vergognare ancora di più.
L'unica cosa che Rosa apprezzava del proprio stato era la voce, persino più incantevole di quella delle altre sirene e così delicatamente dolce.
Ma, proprio a causa di quella bellissima voce, le altre presero ad invidiarla...
Accadde che un giorno, mentre Rosa cantava la sua più bella melodia, le sirene invidiose le fecero una magia: ogni volta che avesse cantato, da allora in poi, sarebbe diventata un po' più animale e un po' meno umana. Se poi avesse continuato abbastanza a lungo, alla fine si sarebbe tramutata in un pesce verde.
Continuò a cantare incurante del fatto che, ogni volta, la trasformazione del suo corpo in quello di un pesce procedeva un pochino di più.
Ma un giorno, mentre cantava seduta su uno scoglio - ormai più pesce che umana benché ancora dotata di ragione, dato che la metamorfosi ancora non era arrivata alla testa - vide Giuseppe su una barca carica di gioielli. Il pescatore aveva trovato quel tesoro su un'isola deserta ed aveva deciso di donarlo ad una nave mercantile dato che, avendo perso Rosa, null'altro gli interessava.
Appena lo riconobbe, Rosa si tuffò in mare e, avviconatasi all'imbarcazione, gli disse : "Giuseppe, se darai quei gioielli alle sirene, mi lasceranno libera di venire con te".
Giuseppe, che a stento la riconobbe, quando si accorse che quello strano animale era Rosa, si precipitò dalle sirene e donò loro tutto quel magnifico tesoro.
Le sirene, allora, lasciarono libera Rosa la quale, appena salì sulla barca, tornò alla propria originaria bellezza
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